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Thursday, November 16, 2017

Scoperta catena di 15 vulcani: si trova nel Mar Tirreno meridionale


Una importante studio realizzato dall’INGV, in collaborazione con Cnr e Gns, ha portato alla luce l’esistenza di una grande catena di vulcani, sommersa nel Mar Tirreno.

Si tratta di una serie di 15 vulcani, lunga 90 chilometri e larga 20: 8 vulcani sottomarini erano già noti, mentre 7 sono stati appena scoperti e vanno a definire così una nuova ampia struttura, che va dalla costa a Sud di Salerno a quella calabra, 30 chilometri a Est di Sangineto (Cosenza).
I risultati della scoperta sono stati pubblicati su Nature Communications (con il titolo Volcanism in slab tear faults is larger than that in island-arcs and back-arcs). I dati raccolti mostrano che la dimensione dell’intera catena vulcanica risulta maggiore non solo di quella delle Isole Eolie ma anche degli altri vulcani sottomarini del Tirreno meridionale, compreso il Marsili.


Ecco la zona dove sorge la catena vulcanica denominata del Palinuro

“Molte di queste strutture vulcaniche presentano caratteristiche compatibili con l’apertura di micro-bacini oceanici dove si crea nuova crosta terrestre a seguito della risalita dei magmi lungo fratture”, spiega Salvatore Passaro, geologo marino dell’Iamc-Cnr. “Questi vulcani sono stati attivi sicuramente tra 300.000 e 800.000 anni fa, ma non è da escludere che siano stati attivi in tempi più recenti. Oggi sono caratterizzati da attività idrotermale sottomarina e si collocano in una zona di anomalia termica (circa 500°C a 1 km sotto il fondo del mare)”.
Durante le campagne oceanografiche sono stati raccolti dati batimetrici, magnetici, e gravimetrici; sono stati inoltre effettuati carotaggi e osservazioni dirette del fondale marino con il ROV (Remote Operating Vehicle), un veicolo sottomarino pilotato da una postazione remota. “La ricerca è iniziata con l’analisi di ogni singolo edificio vulcanico, per poi concludersi con la modellazione dei dati geofisici e morfo-strutturali sull’intera struttura crostale”, aggiunge il ricercatore Ingv Luca Cocchi, che ha curato insieme a Fabio Caratori Tontini del Gns la modellistica geofisica. “Lo studio è ancora all’inizio. La conoscenza della storia eruttiva di questi vulcani è ancora parziale e necessita di ulteriori dati e ricerche oceanografiche”, conclude Ventura. “Nonostante ciò, i risultati fin qui raggiunti rivoluzionano in parte la geodinamica del Tirreno e delle zone di subduzione nel mondo, e aprono nuove strade non solo alla ricostruzione dell’evoluzione della crosta terrestre, ma anche alla interpretazione e significato geodinamico delle catene vulcaniche sottomarine attive e degli archi insulari”.

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